Matteo Arpe e’ uno dei manager piu’ brillanti e geniali che ci siano in Italia. E’ una di quelle poche persone che dopo avergli parlato per qualche minuto capisci che e’ tre volte piu’ veloce ed intelligente di te.

Dopo una carriera folgorante in Mediobanca ancora 37enne, Matteo approda in Capitalia come CEO. Capitalia e’ famosa allora per i suoi risultati mediocri, perdite, pochi dividendi ed una redditivita’ molto bassa a confronto con le altri banche. E’ la banca infatti che, piu’ di ogni altra in Italia, ha un’occhio di riguardo per i “soci amici” e presta i soldi senza guardare troppo ai numeri (vedasi casi  Parmalat, Cirio, Italcase Bagaglino,…).

Matteo Arpe si insedia con un team di giovani collaboratori ed in soli 5 anni riesce ha fare il miracolo portando la redditivita’ ( ROE ) dal 3-4% al 16%-17% e quintuplica la capitalizzazione di Borsa. E’ considerato nel mondo della finanza giustamente una “stella”. Una vera delizia per gli azionisti di minoranza fino ad allora abituati a “pane e cipolla”.

Nel frattempo il Presidente di Capitalia, che ha gestito la banca durante gli anni di magra prima dell’avvento di Arpe, viene condannato in primo grado in due processi per bancarotta (da ultimo nel processo per il crack Italcase Bagaglino dove Geronzi e’ stato, tra l’altro, inabilitato all’esercizio di attività commerciali e riconosciuto incapace di esercitare uffici direttivi presso qualunque impresa per due anni) , sospeso quindi dai suoi incarichi nella banca e prontamente reinsediato dai “soci amici” .

I due hanno opinioni diverse circa il futuro della banca. Il Presidente spalleggiato dai “soci amici” vogliono costringere Arpe a dimettersi e minacciano di revocargli le deleghe. Il mercato affonda il titolo e il Financial Times dedica ad "Arpe" la prima pagina di Finanza&Mercati di ieri.

Il fatto segue di soli pochi mesi l’allontanamento di Vittorio Colao, altra giovane stella manageriale italiana (dopo essere stato addirittura spiato dalla security Telecom Italia), da RCS Media Group dopo solo un anno di lavoro per volonta’ dei soliti “soci amici”.

Quando cominceranno a contare “risultati”, “merito”, "etica" e “mercato” anche qui in Italia?  

Nel frattempo tieni duro Matteo!

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