Che l’acquisto di Telecom da parte di Pirelli fosse soprattutto una sfida finanziaria (e non “industriale”) era nei numeri di Telecom gia’ nell’estate 2001. Non si acquista un’ gruppo con oltre E35 Miliardi di debiti se non si ha ben chiaro come si fara’ per ripagarli. E nessuno ha obbligato Tronchetti Provera e Pirelli ad acquistare scucendo solo E4Miliardi per il controllo di un  colosso, con un valore d’impresa di oltre E60Miliardi.  Senza i debiti contratti prima da Colaninno, e poi da Tronchetti&C, la conquista del controllo di Telecom da parte di Pirelli non sarebbe stata possibile. Inutile piangere quindi sul latte versato.

Il piano “industriale” varato da Tronchetti Provera solo 24 mesi fa’ e che faceva della convergenza fisso mobile e delle sinergie da fusione di  TIM in Telecom  il perno per rafforzare la generazione di cassa e ristabilire cosi’ l’ equilibrio patrimoniale e il ripagamento del debito che dopo la costosissima operazione schizzava del 50% (+E14Mia), sembra oggi gia’ fallito. Le scelte industriali  fatte soli due anni fa’ si sono rilevate errate in quanto mentre il debito oggi e’ salito a oltre E 41Miliardi e tendenzialmente in crescita in vista di un probabile aumento di tassi di interesse, il valore delle attivita’ industriali sia nel fisso e sia nel mobile tende a decrescere in quanto flettono i ricavi del fisso e sono stagnanti quelli del mobile (un tempo in crescita a due cifre) impattando negativamente sui margini e dui flussi di cassa non piu’ compensati da recuperi di efficienza (come avvenuto nei tre primi anni) a cui si va ad aggiungere l’esborso di cassa per gli investimenti oggi non piu’ ritardabili (come invece fatto nei primi tre anni). La situazione si e’ fatta cosi’ finanziariamente insostenibile per Pirelli (come lo era nel 2001 per Colaninno & soci) e con un titolo in continuo deprezzamento vicina ad un possibile nuovo takeover ostile.


Che fare allora? Dopo soli 24 mesi  mesi  Tronchetti Provera vira a 360 gradi con una manovra puramente da "emergenza finanziaria". Cancella con un colpo di spugna la convergenza fisso mobile, scorpora TIM e la rete fissa da Telecom e si prepara a valorizzarle. Quello che appare certo e’ che TI abbia bisogno imminente di fare cassa per rientrare dal debito e riequilibrare la situazione patrimoniale prima che sia troppo tardi. Che in altre parole potrebbe significare:

1) cedere TIM presumibilmente all’estero  (quale imprenditore ha i soldi per comprarsela in Italia?) 

2) e/o cedere/quotare la societa’ “rete” con l’ingresso come socio stabile dello Stato Italiano (es. CDC, fondazioni,..) 

Delle due la prima ipotesi e’ certamente da preferire (almeno per i contribuenti italiani) anche se piu’ difficile da digerire dalla classe politica (e dal governo in particolare in cui tra l’altro siedono ministri che sponsorizzarono la madre di tutte OPA) e che predilige indirizzare l’economia. Certo, se malauguratamente invece passasse la seconda ipotesi,  sarebbe l’esempio di un ritrovato spirito dirigista della politica italiana che in nome della "italianita’" (ogni volta che un’operazione viene varata sotto questo nome "gli italiani" dovrebbero toccare legno)  “privatizza gli utili e socializza le perdite” di aziende pubbliche e private, posticipando di solito e non risolvendo le cause del problema.  Alla fine si sa’ il conto lo paga sempre pantalone (i.e. i contribuenti italiani): Alitalia docet o no? 

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>