Mentre l’economia è in piena recessione la telefonia mobile si accinge ad una nuova fase di sviluppo vertiginoso. Sono queste le impressione dal recente Mobile World Congress di Barcellona.

La telefonia mobile è stata sin qui controllata verticalmente dagli operatori ovvero da chi possiede frequenza e rete affiancati dai produttori di cellulari. Con il boom degli smartphone e della trasmissione dati non pìù.

Il business system si stà decomponendo su diversi strati: frequenze/rete, hardware, sistemi operativi, applicazioni, distribuzione fino al cliente. Ma la sensazione è la torta possa crescere e parecchio. Fino ad oggi la telefonia mobile è stata quasi esclusivamente telefonate e messaggistica. iPhone con i 500 milioni di download dall’”App Store” in qualche mese ha fatto capire che con gli smartphone si potrà fare molto di più. Un sesto dei possessori di iPhone negli USA ha speso $100 Milioni per scaricare applicazioni anche se la maggior parte di queste vengono offerte gratuitamente.

Gli esperti stimano che i ricavi da contenuti e servizi dati possa crescere ed arrivare a $240 miliardi al 2012. Non è semplice fare previsioni su come sarà redistributivo il valore lungo la catena.
Ad un estremo l’ipotesi che gli operatori mobili possano venire ridotti a possesori di semplici “tubi stupido” (un pò quello che è successo agli operatori fissi nell’ultimo decennio) dall’altro estremo che come nei PC in passato possano emergere delle nuove Microsoft o Intel da imporre al mercato modelli di business proprietari. Nessuno di questi scenari estremi però sembra verosimile. Di sicuro tra i molto che partono qualcuno resterà a piedi. Diverse le tematiche e i punti interrogativi ancora non risolti:
– chi emergerà vincitore tra i sistemi operativi OS/iPhone, Android, Symbian, Window Mobile, Limo Linux, o le declinazioni proprietarie da parte degli handset prodider tra i sistemi operativi? Si affermerà un modello di commercializzazione open source (Android , Symbian, Limo) o proprietario (OS/Window)? In quanto tempo e su quali player si consoliderà il mercato come avvenuto in passato nei pc?
– quale livello di integrazione verticale risulterà vincente? Il modello verticalmente integrato di iPhone/Mac OS/Apple Store/AT&T e presto Nokia/Symbian/Ovi o altri più aperto condotto da Google con Android e GPhone?
– tra le applicazioni vinceranno quelle browser based dati i progressi fatti sui browser database e sulla browser cash (su cui punta Google) o quelle client based che però dovranno per forza scontrarsi con la necessità di doversi adattare a numerosi sistemi operativi nel breve termine? Quelle offerte gratuitamente o a pagamento?
– chi tra i vari player es. Google con application market, Nokiacon Ovi, iPhonecon App Store e le rispettive community di sviluppatori saprà meglio di altri ottimizzare i programmi per sfruttare al meglio le caratteristiche uniche dei telefoni ovvero la capacità di ascoltare, parlare, vedere, localizzare l’utente. Quali saranno le killing app? Le mappe e i sistemi di localizzazione che rappresentano in modo più verosimile la modalità di funzionamento e di navigazione del cervello umano o ci sarà altro?
– quale ruolo avranno gli operatori mobili in questa rivoluzione? Semplici fornitori di accesso o altro? e quale livello di trasparenza e convenienza saranno disposti ad offrire in termini di pricing per far decollare davvero e far diventare di massa il mercato del Mobile Internet?
– e come reagiranno gli stessi operatori nei confronti di certi “bundle” che includono programmi (es. Skype) che cannibalizzano gli storici revenue/margin stream (voce e sms) e soprattutto a quali livelli di prezzi e penetrazione dell’accesso a Internet mobile saranno in grado di ripagarsi gli ingenti investimenti per l’upgrade del network BB soprattutto nel backhauling e poi nell’accesso?
– e i produttori di terminali vedranno arrivare e sapranno arginare la concorrenza dei produttori dei notebook dato che tra uno smartphone ed un notebook le differenze si stanno rapidamente riducendo? e la loro diversificazione nei servizi stile Nokia avrà successo?

Ai clienti e al mercato nei prossimi anni l’ardua sentenza. Senza scordarsi nel frattempo del 99,5% del mercato continua ad usare il telefonino per lo più per parlare e scambiarsi SMS in barba al super cool iPhone!

Come sapete, ho investito assieme a Stefano in Skebby, progetto di cui seguendo lo sviluppo. Skebby è il programma per cellulari ideato da Davide Marrone per mandare free sms via Internet dal cellulare sfruttando gli sms gratuiti messi a disposizione dai siti degli operatori.

Oggi Skebby annuncia la nuova versione 3.12 frutto del lavoro di questi ultimi mesi.

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Fra le moltissime novità la più importante è senza dubbio il nuovo servizio freeSMS skebby in , realizzato per permettere di scambiare messaggi gratuiti e senza limiti over-the-air tra utenti Skebby. Il funzionamento è molto semplice, alla ricezione di un sms con questa modalità si verrà avvisati con uno squillo da un numero telefonico di Skebby, per scaricare il messaggio basterà aprire il programma. Il tutto spendendo mediamente 1 centesimo, il solito costo di trasferimento dati tra l’applicazione e il server che è gratis se si ha una sim Tre o una tariffa flat o si usa Wi-Fi.

Altre feature interessanti sono la possibilità di passarsi il programma via SMS/Bluetooth tra amici senza passare dal sito, lo scambio di credito tra utenti, la possibilità di conoscere l’operatore dei propri contatti ed il backup online della propria rubrica online.

L’idea è che chiunque possa usare Skebby anche se non usa Internet/PC.

Oltre all’applicazione, in questi giorni, abbiamo pubblicato anche numerose sezioni nuove sul sito, queste modifiche sono state fatte per supportare tutte le nuove funzionalità e abbiamo semplificato notevolmente la comunicazione ed i processi di installazione ed acquisto; visitate www.skebby.it e fatemi sapere cosa ne pensate.

A brevissimo sarà disponibile anche la versione Symbian 2nd Ed. che sarà ancora più ottimizzata e offrirà performance ancora migliori.
Ovviamente non ci fermiamo qui, ma gia’ queste, sono cose molto interessanti…

Per noi e tutta la community di Skebby, che ringraziamo per il contributo attivo ed i suggerimenti per migliorare il programma, questa è una grande soddisfazione: dopo essere stati i primi in Italia ad aver lanciato il programma per l’invio di sms gratis via Internet dal cellulare ed essere stati definiti “lo Skype degli SMS“ con la nuova versione del pogramma possiamo dire di esserci avvicinati davvero a questa definizione.

Da quando ho iniziato ad usare il computer nel lontano 1987 sono sempre stato un fan del PC/Gates. Ho sempre pensato che il Mac fosse adatto per chi usasse programmi di grafica/design che fosse qualcosa di bello da vedere, ma meno performante per chi deve “getting things done”. E poi il software integrato con hw mi sembrava riducesse le opportunità di scegliere la macchina più adatta alle proprie esidenze (e tasche).
Con la rivoluzione dell’iPod prima e dell’iPhone poi mi sono avvicinato sempre di più ai prodotti Mac ed ho capito che così non è più (anche grazie ai miei figli che mi “costringono” a trascorrere le serate negli Apple stores quando siamo in giro per l’America) .
Il mondo dell’informatica grazie all’avvento di Internet si è radicalmente trasformato e l’alternativa di un terminale stupido con cui accedi al software e alla memoria online è oggi reatà grazie agli accessi a banda larga fissi e mobili, ai mini Asus da €200/300, ai sistemi operativi Open Source ed ai programmi di office automation online Google Doc (visionari ma troppo anticipatori fummo nel 2000 quando con ePlanet (oggi Retelit) insieme ad Accenture ideammo Planet eCom per fornire software alle aziende in modlaità ASP, oggi “cloud” in gergo )

Recentemente “dovendo” cambiare laptop ho preso in considerazione tre possibili alternative. Non c’era un scelta immediatamente superiore e questi mi sembravano i pros & cons delle varie opzioni:

1) laptop/client approach.

a) MacBook + iWork o Office per Mac;
pro: design/grafica/usability/produttività
cons: nuovo sistema/potenza velocità di calcolo

b)Dell + Window 7 Beta + Office
pro: potenza/velocità macchina
cons: design/grafica/ window

2) notebook/server-cloud approach

Dell+Ubuntu + Google Doc
pro: client mini/accesso da ogni pc/ mai + dati persi
cons: versatilità pacchetti Google/cosa succede se non c’è rete/chi lo conosce Ubuntu?

Alla fine anche grazie ai consigli di Stefano ho scelto il MacBook

Dopo soli 10 giorni, anche grazie ad un corso accelerato del maestro Stefano e di Paolo, sono entusiasta e credo di aver aumentato la mia produttività sul lavoro (che significa che ho più tempo da sprecare non che produco di più:)) nonostante penso utilizzi ancora solo il 40-50% delle potenzialità del mio MacBook.

Ecco gli aspetti che mi hanno colpito positivamente:

– puoi tenere aperte e lavorare contemporaneamente su n applicazioni (mail, word, fogli elettronici, browser,…) e le diverse schermate delle stesse e passare tra una e l’altra alla velocità della luce tramite il veloce ed avanzatissimo trackpad
-puoi tenerlo sempre acceso; abbassi lo schermo e lui và in stand by senza consumo di batteria, lo rialzi e in qualche secondo sei nuovamente nel mezzo di tutte le sessioni che ovviamente hai lasciato aperto sul desktop
-per salvare un file in un cartella puoi trascinare il file sulla cartella madre e mantenendo premuto ti si aprono automaticamente le cartelle sottostanti fino a raggiungere in qualche secondo quella in cui volevi trovare
– un potente motore di ricerca sul desktop e sulla mail che davvero trova tutto in tre click (con Window non trovavo mai nulla di quello che cercavo); addirittura stò valutando la modalità di archiviazione: se hai un motore di ricerca potente perché costruire un archivio fatto di cartelle e sotto cartelle?
-tiene in memoria le diverse configurazioni di accesso a seconda di dove sei e senza che te accorga ti collega

Unico neo il collegamento alle stampanti Laserjet HP: ma quanto ci vuole altro che plug & play (secondo me c’è di sicuro lo zampino di Bill dietro)

Alla fine del primo tempo quindi Jobs-Gates 2:0….IMHO.

…..che gli israeliani si lasciassero alle spalle i territori occupati e rientrassero nei termini previsti dalla risoluzione ONU (simile al piano land for piece ma più spinto)
…. che tutti gli Stati Arabi a cominciare dai Palestinesi riconoscessero “tutti nessuno escluso” e senza indugio lo “Stato di Israele”
…..che chi non lo facesse (es. Iran ?) e le forze del terrorismo islamico venisse isolato senza se e senza ma dalla comunità araba ed internazionale
…..che una forza di polizia congiunta israelo-palestinese con la collaborazione di una forza militare internazionale prendesse il controllo del territorio in Palestina
…..che un piano Marshall venisse varato da parte di tutti i Paesi avanzati al fine di offrire ai giovani palestinesi un’alternativa rispetto a quella di unirsi al terrorismo islamico (Hamas/Hezbollah)
…..che il mondo arabo si affidasse all’intelligenza ed esperienza degli ebrei (come già fanno quasi tutti nel mondo a cominciare dagli USA) nel gestire le proprie attività finanziarie rivenienti dallo sfruttamento del petrolio e magari creando direttamente in Medio Oriente il più grande centro finanziario del nuovo millennio
…..che i Paesi Arabi abbracciassero modelli di governo democratici, varando politiche di redistribuzione più spinte e reinvestendo gli extra profitti in infrastrutture per i più e non per i pochi

Nei giorni della “memoria” per non dimenticare, perchè non che si ripeta mai più, perché è giusto provare ad immaginare un futuro non lontano in cui “ebrei” e “palestinesi” possano vivere in pace ed in piena sicurezza nella loro terra e ovunque nel mondo si trovino.

Tortona-Milano distano 70km. In qualsiasi Paese avanzato sarebbe un normale e piacevole commute di 45 min., preferibilmente in treno.

Ma in Italia non è così. Come gran parte dei treni pendolari da/verso le grandi aree metropolitane in Italia, credo.
L’elenco dei disservizi e dei disagi causati ai passeggeri è pesante:
– ritardi in media di 100 ore l’anno: quasi tre settimane lavorative perse in attesa
– treni schifosamente sporchi al punto da essere costretti ad esplorare i sedili per qualche minuto il sedile dove sederti: il personale si scusa dicendo che i servizi di pulizia sono appaltati a ditte terze, anche se a volte contribuisce pure l’inciviltà di qualche passeggero
– sovraffolamento eccessivo dei vagoni: la maggior parte dei passeggeri viaggia in piedi in carrozze stipate, mentre il capotreno si permette di tenere occupati tre posti per sè: uno per sedersi, uno dinnanzi per scrivere ed uno a fianco per appoggiare la borsa!
– sistemi di condizionamento non sempre funzionanti: carozze fredde di inverno e caldissime d’estate/scarsa manutenzione
– servizi di biglietteria sempre più rari (per questo meno male che è arrivato Internet, che però non tutti hanno/sanno usare)
– controlli dei biglietti sporadici

L’unica vantaggio è per questo “disservizio” le Ferrovie dello Stato fanno pagare davvero poco, anche se nel 2009 sono previsti aumenti fino al 10%!

Non so cosa stia pensando di fare l’AD di Ferrovie Moretti per migliorare la situazione e credo non sia una cosa semplice visto i vincoli tariffari (i treni costano un terzo in Italia rispetto alla Germania a parità di percorrenza), ma una proposta semplice e ce l’avrei: perchè non tagliare gli appalti della pulizia alle ditte terze e riassegnare qualche migliaia di dipendenti, tra quelli che incontri sempre sui treni in divisa che non fanno nulla sile personale di volo Alitalia) a mansioni di pulizia per tenere almeno in stato decoroso le carrozze dei vetusti treni dei pendolari?

Ho un appuntamento di lavoro fuori città a 250km. Decido di andarci in treno.

Acquisto online un biglietto in un paio di minuti senza dover fare code ( o dover chiedere una agenzia viaggi o alla segretaria di farlo pagando). Pago con una carta di credito.

Scelgo l’Alta Velocità e viaggio in seconda classe: da quando ho investito negli sms gratis dove possibile faccio sempre scelte low cost: è coerente alla filosofia aziendale, è divertente e conviene che di questi tempi non è male.

Il biglietto è ticketless (senza stampa di carta) con conferma direttamente via sms (purtroppo non è low cost Skebby!).

Esco dall’ufficio alle 13, il treno parte alle 13:30 Il tempo di percorrenza straordinario solo 1:05h; se fossi venuto in auto ci sarebbe voluto almeno più del doppio, escluso traffico, parcheggi,…

In treno lavoro con il laptop connesso ad Internet a banda larga mobile HSDPA TRE. Faccio anche una video conferenza su Skype con mia moglie e mi accerto di come sia andata la scuola con i miei figli.

Alle 18 sono di nuovo in ufficio alla mia scrivania.

Non sto parlando di un viaggio tra Parigi e Lione, né tra Tokio e Osaka, né tra New York e Washington… ma in Italia tra Milano e Bologna con l’Alta Velocità di Trenitalia.

Chi mi legge sa che sono spesso critico con il Paese e con chi la classe che lo dirige.

Questo è un esempio che quando vogliamo anche in questo Paese sappiamo realizzare e far funzionare infrastrutture all’avanguardia che aiutano il cittadino, e le imprese, a risparmiare tempi/costi e a fare scelte ambientalmente sostenibili. Dovrebbe essere così ovunque da Nord a Sud, da Est a Ovest!

Ecco i principali benefici:

+ produttività: ho guadagnato 2 ore di viaggio e altre 2 ore in cui seppur viaggiando ho potuto lavorare comodamente al mio pc.

– costi: ho risparmiato ca €140 differenza tra quello che mi sarebbe costato il viaggio in auto (ca. €0,40/km) vs ed il costo del treno ad Alta Velocità (ca 0,15/km. )

+ rispetto per l’ambiente: ho evitato emissioni di CO2 pari a circa 86Kg contribuendo alla sostenibilità dell’ambiente

Ricordiamolo “a chi dice no” dogmaticamente e spesso riesce a bloccarne la tempestiva realizzazione.

“Marzo 2009: l’Ambasciatore italiano negli USA ed una folta schiera di imprenditori ed investitori americani sono in viaggio di studio in Italia per studiare il modello di imprenditoriale e di innovazione italiano……..”

Un paradosso penserete, a solo un anno dal viaggio al contrario nell’ambito del programma Partnership for Growth; ma è quello che potrebbe accadere. Almeno leggendo il contenuto del messaggio shock che Sequoia, uno tra i primi fondi di vc della silicon Valley, ha inviato a tutti gli imprenditori partecipati dal fondo. La crisi profonda della finanza e dell’economia americana non poteva non toccare la Silicon Valley dove addirittura si stà mettendo in discussione il mondello di fare azienda votate alla crescita attraverso ingenti iniezioni di capitale da parte dei fondi di venture capital. Anziche di aziende “vc based” si parla di imprese “boostrap based”. Ovvero un impresa che cresce trovando le risorse in primis all’interno attraverso le performance di business (i.e. facendo e reinvestendo gli utili) oppure sul mercato ma in modo creativo attraverso attraverso accordi/partnership con grandi clienti, fornitori etc. Tra l’altro facilitato dall’utilizzo di Internet in tutti i processi aziendali e dai nuovi modelli collaborativi. Proprio quello che in assenza del venture capital, hanno dovuto fare, e stanno facendo gli imprenditori italiani.

Prepariamoci dunque ad accogliere i nostri colleghi americani e spiegare loro come si gestisce una start up senza seed, Round A, B, C, IPO e trade sales!

Sono appena rientrato da un viaggio negli USA tra New York e Miami. Di solito rientro dagli USA con dosi significative di entusiasmo, fiducia e voglia di fare che là trovi in dosi massicce e contagianti, soprattutto se rapportate alla rassegnazione di noi italiani. Questa volta non è stato così; al contrario sono tornato più preoccupato di quanto non lo fossi prima.

Alcuni macro trend che anche un turista girando lqua e là per gli US tocca con mano:

– 700/800 mila licenziamenti solo a New York tra professionals, 2,8 milioni nel Paese. Si organizzano già i party downtown NY a cui vengono messi i bracialetti per identificare coloro che hanno perso il lavoro e gli psicologi li aiutano a risettare le aspettative e cercare strade alternative
– centinaia se non migliaia di grattacieli a Miami ancora in costruzione o vuoti e prezzi di vendita a picco: un appartamento medio và ora per $200.000 ovvero €140.000 ma chiunque ti sconsiglia l’acquisto perchè impossibile rientrare dall’investimento
– i consumatori americani come affetti da post “sbornia collettiva” hanno smesso o meglio fortemente rallentato di consumare. I negozi a New York erano o vuoti o pieni con offerte a prezzi di liquidazione (decine retailers chiuderanno i battenti)
– le banche hanno prima mietuto ingenti perdite per la crisi finanziaria nell’immobiliare/mutui subprime e poi hanno avviato un fortissima stretta creditizia che stà portando al fallimento di molte aziende meno solide e più indebitate: il peggio stà per arrivare
– il tasso di disoccupazione è destinato ad aumentare e così la perdita di reddito attraverso i consumi a ridurre ancora il PIL
– la crisi dell’economia reale porterà nuove perdite al sistema finanziario che non consentirà al credito di ripartire
– i prezzi di tutti gli assets finanziari, anche a causa della perdita di fiducia a seguito di scandali finanziari e raggiri di dimensione eccezionali e su scala globale (leggi Madoff, per fortuna questa volta non un italiano!), e delle commodity sono in avvitamento riducendo ulteriormente la ricchezza accumulata le pensioni future e quindi la capacità di spesa dei consumatori
– il tasso di risparmio è negativo e il livello di indebitamento del settore privato fà rabbrividire
– il tasso di disoccupazione strutturale dell’economia americana è ben più alto di quello drogato visto in questi anni
– l’economia globale è integrata e trainata dagli USA e non esiste chi si possa sostituirli in quella funzione

Credo non si tratti della solita recessione ciclica ma di un cambiamento epocale. Il modello di sviluppo che ha trainato gli USA ed il mondo intero negli ultimi sedici anni è morto e sepolto. Alcuni settori/industrie così come li abbiamo conosciuti (es. certa finanza e immobiliare) cancellati. Gli USA starebbero per entrare in un periodo di “depressione” (definita dagli economisti come una riduzione del PIL di almeno 20% e contrazione del prodotto interno lordo per almeno 2 mesi). Considerato che il PIL USA è in contrazione dll’ultimo trimestre 2007 e che si stima che almeno 1% della crescita del PIL negli ultimi 16 anni sia frutto di pura speculazione sui prezzi delle attività, già entro i prossimi 2/3 trimestri potremmo salutare una nuova depressione, una delle 7/8 degli ultimi 100 anni.

Come/cosa fare ad uscirne? Dove e come reimpiegare le centinaia di migliaia (presto milioni) di disoccupati fuoriusciti dal settore finanziario e immobiliare e tra poco da quel che resta del manifatturiero (auto,…) e da gran parte da altri servizi anch’essi in crisi?

Gli USA dovranno ricostituire uno stock di capitale finanziario attraverso il risparmio, di capitale umano attraverso la formazione e l’innovazione e di capitale materiale attraverso l’ammodernamento infrastrutturale compatibili con un livello di PIL ed un tasso di disoccupazione simile a quello di cui siamo testimoni pre crisi e dove il valore sia generato attraverso consistenti aumenti di produttività o di innovazione e non dall’aumento artificiale dei prezzi delle attività (l’altro ieri i prezzi delle azioni internet, poi quelli delle attività immobiliari infine quelli delle commodity). Solo così si potrà tornare a tassi di disoccupazione e quindi ad un livello di reddito pro capite simili al livello pre crisi. Ma tutto questo dovrà avvenire, questa volta, con il vincolo di essere “ambientalmente” sostenibile per l’intero pianeta e non come avvenuto negli ultimi anni a suo discapito.

Nella patria del capitalismo e della free market economy l’avvio di questa nuova fase deve obbligatoriamente passare da un ingentissimo intervento pubblico che il nuovo Presidente si stà apprestando ad avviare. Come finanziarlo in un economia già così pesantemente indebitato? Una strada potrebbe essere quella di ridurre gli interventi militari all’estero e le ingenti spese associate per lo più per la conquista del petrolio in giro per il mondo. Certo è facile capire come in un sentiero così stretto e difficile qualsiasi errore o spreco di risorse sarebbe fallimentare e manderebbe a picco il dollaro e il Paese portandolo questa volta davvero verso un lento ed inesorabile declino.
Gli USA sono un Paese molto ricco, coraggioso e oroentato al cambiamento. Credo e spero che ce la possano fare anche se temo ci vorrà tempo prima di vedere qualche risultato (non prima di 2010/2011) e che i nostri amici americani dovranno recuperare quella di voglia di lavorare e soffrire che forse imparando da noi europei hanno perso.

Riccardo Donandon è un imprenditore di grande successo. Ha sognato, ideato, fatto crescere ed infine ceduto e-Tree una delle start up di maggior successo nate a cavallo degli anni 2000. In parte mutuando dalla cultura della SV, Riccardo è stato un vero innovatore soprattutto in termini di organizzazione del lavoro. Misurava i risultati aziendali non solo in termini di $ fatturati o guadagnati ma su quante “pizze” i suoi collaboratovi ordinavano facendo tardi spontaneamente al lavoro. Per molti di loro gli uffici e-tree erano diventati una seconda casa (se non la prima!). Più ore i collaboratori avrebbero deciso di spendere soddisfatti in ufficio migliore sarebbe stata la qualità del lavoro prodotta, e quindi i risultati economici raggiunti.

Oggi, dopo un periodo di riflessione, Riccardo ha deciso mi mettere la sua esperienza di imprenditore e parte dei suoi guadagni in gioco per supportare la nascita di H-Farm la fattoria con Human touch come la chiama lui, un acceleratore di nuove iniziative imprenditoriali diremmo noi. In un Paese dove negli anni sono stati creati con milioni di fondi pubblici decine di parchi scientifici tecnologici ricchi tipicamente di investimenti infrastrutturali (realizzare spazi uso uffici da terreni agricoli è un’attività forse redditizia, per chi possiede i terreni, ma di sicuro non così innovativa per il Paese) Riccardo da buon imprenditore ha iniziato puntando ancora una volta sugli uomini, sui giovani aspiranti imprenditori creando attorno ad una vecchia fattoria ristrutturata nel cuore del Nord Est un habitat unico per dare slancio alle passioni e alla sana creatività imprenditoriale. Dimostrandosi ancora una volta un imprenditore di nuova generazione innovativo ed illuminato.
A Riccardo mi accomuna oltre alla passione per l’imprenditorialità high tech anche quella per la campagna ed il giardinaggio: parlando abbiamo scoperto che uno dei pochi momenti in cui riusciamo davvero a rilassarci (e non pensare) è quando nel week end tagliamo il prato del giardino. Come immagino sarà vero per tanti altri.

Recentemente ho intervistato Paolo Ainio per il programma Face2Face.

Paolo Ainio è uno tra i nuovi imprenditori di maggior successo. E’ lui il Jerry Jang italiano. Uno dei padri di Internet in Italia avendo fondato il portale Virgilio. Soprattutto un modello di riferimento importante a cui ispirarsi. Tre i motivi:

– Ha fondato un’azienda che ha fatto crescere, capendo subito quando fosse importante aprire il capitale e condividere la proprietà per avere accesso a più risorse, poter crescere e ritagliarsi una fetta più piccola di una torta più grande.

– Fatta crescere ha capito che era arrivato il momento giusto ed ha ceduto la sua creatura

– Dopo essere uscito con soddisfazione, anzichè espatriare, ritirarsi a vita privata o cercare di fare affari “con gli amici”, ha deciso invece di continuare ad investire, rischiando capitale, puntando su Internet, sull’Italia e sui giovani

– Il suo nuovo Gruppo Banzai in pochi anni è diventato in aggregato uno dei primi cinque player di Internet facendo da coach e promoter di tanti giovani imprenditori

Pensiamo cosa sarebbbe oggi l’Italia se la maggior parte degli imprenditori di successo avessero dimostrato le stesse attitudini di Paolo.