La settimana scorsa ero a Londra per partecipare in qualità di membro di 1GN al lancio della “Global Entrepreneurship Week" che si terra’ in tutto il mondo fra un anno, nel Novembre 2008, per promuovere e stimolare l’imprenditorialità diffusa a partire dai giovani. Il primo ministro inglese Gordon Brown e il Presidente della Kauffman Foundation Carl Schramm hanno lanciato questo importante ed ambizioso progetto sulla scorta dei successi realizzati in questi anni con iniziative simili in UK (5.500 eventi nel Paese) e negli USA. Macroscopica l’assenza a Londra di qualsiasi istituzione italiana pubblico e privata, ad eccezione di 1GN appunto e del gruppo Meta. Questi temi sembra interessare poco i leader nostrani impegnati su ben altre priorità e i risultati in termini di crescita economica sono sotto gli occhi di tutti. La Stampa ha sottolineato l’importanza dell’evento a cui 1GN contribuirà con il coordinamento di alcune importanti iniziative che verranno annunciate nel corso del 2008.

Marco Palombi mi intervista qui il video Face2Face nell’ambito del programma “Capturing Creativity” promosso dall’Ambasciata USA in Italia insieme a 1GN, il network di imprenditori di prima generazione di cui faccio parte.   “Capturing Creativity” è incentrato su interviste on-line a giovani imprenditori di prima generazione che ci hanno provato, solo grazie ai loro sforzi e alle loro capacità, e hanno avuto successo.

Credo che la mia esperienza imprenditoriale e manageriale possa risultare istruttiva per chi si avvicina al mondo imprenditoriale, perche’ gli start up che crescono rapidamente sono naturalmente soggetti a correre elevati rischi finanziari ovvero corrono il rischio di non avere tutte le risorse necessarie per adattarsi a mercati finanziari che cambiano umore, alla domanda che ritarda a materializzarsi, etc.

A volte l’imprenditore può commettere errori di valutazione e puo’ imbarcarsi in progetti troppo rischiosi e ambiziosi per la solidità delle proprie spalle. Quando ciò succede l’imprenditore deve saper rapidamente avviare un processo di ristrutturazione dell’azienda per preservare gli interessi dell’azienda e minimizzare le perdite di tutti gli stakeholder … soprattutto se l’azienda è pubblica, anche rinunciando al proprio interesse passando il controllo ad altri.

Questo è che quello che ho fatto con ePlenet (oggi Retelit). Gli studi dicono che gli imprenditori che sono caduti apprendono dai propri errori ed possono essere più preparati ed accorti ad affrontare con maggiori probabilità di successo nuove sfide in futuro. L’insuccesso, in un sistema imprenditoriale che funziona, è parte della “creative destruction” che fa sopravvivere solo i migliori e forgia l’esperienza e il carattere degli imprenditori. Non le stigmati o marchio di infamia tipico delle società come la nostra dove l’insuccesso equivale al fallimento, da condannare e perseguitare con il risultato che le persone più accorte non provano neanche a rischiare, con la conseguenza che si creano meno aziende di quante se ne potrebbero creare.

Due possono essere le modalità principali di "internazionalizzazione" per  un’azienda:
1. light/tattica, dove tutte le attività del business system restano ancora localizzate in un solo paese. E’ simile ai processi di internazionalizzazione fatta negli anni anni ’70 dagli imprenditori nostrani che valigetta alla mano giravano il mondo per far conoscere e vendere i propri prodotti/cataloghi. In questo caso si internazionalizzano quasi prevalentemente una/due attività es.

– gli acquisti/sourcing componenti

– la promozione/vendita

– sito web/blog in più lingue e localizzato

– partnership con canali locali

– pr locale

– blogging/viralità

Oggi Internet ha reso questa strategia immediata e a costi bassissimi ed ha reso i mercati locali più facilmente penetrabili (almeno per certi prodotti/servizi) senza avere controllo dei canali tradizionali.

Come esempio mi viene in mente FON che dopo sei mesi da start up aveva già lanciato il suo servizio su tre continenti (USA, Europa e Asia)/una molteplicità di Paesi simultaneamente semplicemente personalizzando/clonando il sito web, aprendo blogs locali, attivando partnership con canali locali, pro/bloggers,…

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Con gli amici di 1GN  abbiamo inaugurato una serie di contributi dedicati alla creazione e all’evoluzione di un’azienda. Abbiamo deciso di intitolare questa iniziativa "Vita da imprenditore" perche’ cio’ che vogliamo far emergere sono le considerazioni e le esperienze di tipo personale raccolte da ciascuno di noi. 

Qui di seguito gli argomenti che andremo a trattare :

Il sogno: "Da grande farò l’imprenditore"

Alla ricerca dell’idea: La collaborazione con universita’, ricercatori, eccetera

L’ideazione: Saper cogliere l’elemento innovativo di un prodotto, di un mercato o di un processo e tradurla in una "business idea"

Lo start-up: La costruzione del team, la prima prototipazione e l’approccio al mercato

Il business plan: Il dettaglio di come fare le cose, programmare i cambiamenti e anticipare gli imprevisti

La responsabilita’ sociale: Vincere e perdere nel rispetto delle regole e della legalita’

L’apertura dell’azienda a terzi: Le risorse finanziarie per crescere, tra Angel Investor e Venture Capital, e la proprieta’ condivisa. Le risorse umane e manageriali necessarie a cui delegare la gestione dello sviluppo

La crescita interna ed esterna: Massima flessibilita’ per cogliere le nuove opportunita’

L’internazionalizzazione: Come sfruttare la globalizzazione dei mercati, per crescere o per lo start-up

La managerializzazione: L’imprenditore separa proprieta’ da gestione e diventa lo stratega o il "coach"

L’errore / l’insuccesso: L’accettazione del rischio del fallimento, momento necessario della creazione distruttiva / selezione delle migliori imprese

La cessione dell’azienda: L’imprenditore e i primi investitori realizzano il frutto del lavoro vendendo a una media o grande azienda, o accelerano il processo di crescita tramite un IPO o aprendo la proprietà in modo "diffuso"

Riprovarci: Ceduta la prima azienda l’imprenditore orientato alla crescita ci riprova, o direttamente creando una nuova azienda (imprenditore seriale) o promuovendo l’iniziativa e investendo su nuovi imprenditori

Restituire (il "Giving back"): Contribuire allo sviluppo continuo dell’area geografica in cui si vive attraverso il supporto all’imprenditorialita’, e altre forme di partecipazione rivolte alla crescita delle "nuove leve". Questo non solo dal punto di vista finanziario ma anche trasmettendo e divulgando le proprie esperienze

Si è tenuta a Milano, all’Università Iulm, la premiazione della quinta edizione di Star Cup Milano- Lombardia la business plan competition che ha premiato i dieci progetti imprenditoriali più innovativi ed a maggior potenziale del distretto. La finale nazionale del premio Star Cup/PNI si terrà a Napoli il 4 dicembre prossimo alla presenza delle massime autorità istituzionali. Sette atenei milanesi con Vodafone hanno dato vita ad una bella competizione. Ha vinto il primo premio Idrogen2 start up recentissima che produce sistemi domestici per la produzione di idrogeno ed a in procinto di realizzare sistemi innovativi di riscaldamento a idrometano. La stragrande maggioranza dei progetti era innovativo e con ottimo potenziale di mercato, in miglioramento assicuravano dalla giuria rispetto alle precedenti edizioni. Due suggerimenti per le future edizioni:

– dare più tempo a potenziali investitori/business angel per premettere l’incontro face to face con gli imprenditori .

– riportare degli sviluppi dei progetti delle edizioni precendenti per capire se i progetti presentati c’è l’hanno poi fatta ad arrivare sul mercato.
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Tra un bicchiere di Amarone ed uno di Recioto in quel di Valpolicella, conversando con l’amico Stefano  sulle difficoltà dell’Italia ad imboccare la strada della crescita sostenuta ho detto una frase che Stefano ha saputo cogliere e poi ha addirittura voluto riportare nel suo blog: “povero quel Paese che non riesce a immaginare che tra 10 anni, tra le principali aziende, ve ne possano essere alcune che oggi ancora non esistono” . Aggiungerei: se non proviamo a creare nulla di nuovo oggi come possiamo sperare che ci saranno opportunità di lavoro domani per i nostri figli?

 
PS: l’uomo straordinario si differenzia da quello normale perché sà cogliere e memorizzare pensieri e intuizioni nell’attimo in cui queste si materializzano, il più delle volte nei momenti più impensati ed improbabili. Grazie Stefano.

Tra agosto e settembre ho trascorso un mese negli USA. Giornalmente sfogliavo WSJ/NYT i principali quotidiani là. Di notizie sull’Italia nessuna traccia tranne una per una serie di omicidi di mafia in Germania e un profilo di Yoox, una storia imprenditoriale italiana nuova e di grande successo. Maggior legalità e nuove iniziative ad alta crescita quindi due tasselli di un’ecosistema che funziona anche per chi ci guarda da lontano. Sulla stampa nazionale invece le stesse notizie erano riportate in modo marginale ed in ritardo segno che per affermare questi valori occorre ancora lavorare! Un bel post di Michele Appendino, fondatore di 1GEN, sintetizza cosa si potrebbe fare di più a proposito.

Per tornare a crescere più rapidamente l’Italia ha un disperato bisogno, tra le altre cose, di molti angel investor come George Mosher imprenditore di Milwaukee di grande successo e membro del Golden Angel Network. George ha fondato la National Business Forniture, creato 75 posti di lavoro, ha venduto la sua società nel 2006 per $80 Mln. Adesso George, che è avanti negli anni ma non ha nessuna voglia di ritirarsi anche se ne avrebbe tutto il diritto, con una parte della plusvalenza ha accelerato la sua attività di angel investor in start ups facendo oltre 100 investimenti come business angels, 45 solo negli ultimi diciotto mesi. Per lui angel investing è anche un modo di “give back” alla comunità locale. Come tutti gli investimenti in start ups alcuni dei suoi investimenti sono insuccessi, la maggioranza sono pareggi (i.e. riescono a ripagare il capitale ) e gli altri sono scommesse vincenti. Ma cosa guarda George prima di investire in una start ups? Lui semplificando le chiama le 5 C ovvero Character, Capital, Capacity, Capability, Committment. Read More

Dagli incontri con gli amici del Golden Angel Network è emerso che associarsi in un network di angel investor offre notevoli vantaggi ed è complementare rispetto all’approccio individuale. Ma come fare ad impiantare in modello in rete organizzato anche in Italia? Quali sono le principali tematiche da affrontare? Read More

In sintesi i vantaggi di associarsi ed operare in un network di angel investor:

• accedere ad un flusso di iniziative/affari più ampio

• assicurare un’approccio professionale e rigoroso nella selezione degli investimenti

• ampliare i settori d’investimento diversificando il rischio

• condividere le competenze per second opinion e due diligence su diversi settori

• aumentare visibilità sulla comunità economico e finanziaria favorendo la crescita delle iniziative e uscita

• restare connessi in un ambiente professionale e stimolante, anche dopo aver ceduto la propria impresa

• poter contribuire allo sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro nella regione in cui si vive, restituire in parte quando ricevuto (“give back”) e contribuendo a rinvigorire l’american dream

• divertirsi, stare attivi e coltivare lo spirito di corpo…..e aggiungo io incontrare persone interessanti come il gruppo di imprenditori/investitori italiani in visita in questi giorni!