I nostri incontri con il Golden Angel Network non passano inosservati a Milwaukee. Ecco il link dell’articolo apparso oggi sulla prima pagina della sezione economica del Milwaukee Journal Sentinel di oggi

Il nostro roadshow ha inizio a Milwaukee nel mezzo Midwest, l’America industriale dura e cruda, quella per intenderci che ci ha fatto sognare da ragazzi con l’Harley Davidson e Happy Days. La realtà economica e imprenditoriale è davvero simile a quella italiana, fatta soprattutto di PMI, ma che qui crescono rapidamente (oltre 21% delle società di Inc. 500, quelle a maggior crescita negli USA, ha sede in questa regione) . In una due giorni abbiamo incontrato il direttore Tim Keane e una ventina dei principali angels associati.

Ecco in sintesi come è strutturato e funziona il Marquette Golden Angel Network Read More

Insieme ad un gruppo qualificato di imprenditori/investitori italiani, sto partecipando all’Italian Angel Investor Road Show, promosso dall’Ambasciata degli Stati Uniti, che ha l’obbiettivo di prendere visione e studiare in loco due poli di eccellenza nell’investimento in start-up innovative o "Angel Investing".

I due poli sono il Golden Angel Network legato alla Marquette University a Milwaukee con più di 75 BAs e la Kauffmann Foundation di Kansas City, la più grande fondazione al mondo che attraverso la Angel Capital Education Foundation si occupa di studiare e promuovere Angel Investing negli USA.

L’Angel Investing è sicuramente un anello importante di un ecosistema imprenditoriale che funziona.

Negli Stati Uniti nel 2006 gli Angel Investor, ovvero individui con un elevato patrimonio personale che hanno fondato e venduto una o più imprese e che possiedono quindi i soldi e l’esperienza per promuovere nuove start-up, hanno investito complessivamente oltre 25 miliardi di dollari in iniziative innovative ad alta crescita, e hanno coperto una fascia di mercato non soddisfatta dai fondi di venture capital e private equity. L’Angel Investing è organizzato e strutturato, anche, attraverso network di investitori individuali su base locale.

Nel corso del viaggio cercheremo di scoprire come funzionano i network di business angels negli USA, quale sono i principali modelli organizzativi e come funzionano, quali vantaggi offrono rispetto all’investimento individuale. Proveremo infine a fare qualche riflessione se e con quali adattamenti il modello sia replicabile anche in Italia e quali pre-requisiti siano necessari per poter impiantare con successo il modello.



L’Ambasciata Americana in Italia, nell’ambito del programma “Partnership for Growth” che mira  a creare maggior dinamismo nell’economia italiana, ha lanciato una nuova iniziativa, Face2Face, che utilizza le opportunità offerte dalle recenti tecnologie applicate a internet (video chat in particolare)  per offrire supporto informativo ai giovani che per la prima volta si affacciano al mondo dell’imprenditoria. L’idea e’ quella di favorire la condivisione  delle esperienze di giovani imprenditori italiani che hanno avuto successo con i ragazzi che vorrebbero intraprendere.  Grazie a questo nuovo mezzo di comunicazione si vuole aprire un dibattito con i giovani nel modo più efficace, coinvolgendoli direttamente nel dibattito. Infatti l’originalità di questa idea/format riguarda l’interattività dell’intervista: coloro che la seguono on-line possono interagire con gli ospiti ponendo domande tramite la chat.

Uno dei primi temi trattati all’interno del Face2Face e’ quello dell’imprenditoria di prima generazione, con il programma “Capturing Creatività”.   “Capturing Creatività” è incentrato su interviste on-line a giovani imprenditori di prima generazione, che hanno avuto successo grazie ai loro sforzi e alle loro capacità. 

 

I primi imprenditori ad essere intervistati dal pubblico sono stati Marco Palombi, fondatore di Let’s TV e più recentemente di Splinder, la prima piattaforma di blog in Italia , di recente ceduto a Dada (Gruppo RCS) e Michele Appendino, uno dei pionieri del venture capital italiano, co-fondatore di Net Partners Ventures, societa’ di venture capital tra i leader nel settore internet, e fondatore di A.M.E. Ventures, società di venture capital molto attiva nelle energie rinnovabili attraverso Solar Ventures per l’energia solare e Cleanergy Partners per le altre fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Insieme Marco e Michele hanno recentemente fondato l’associazione “Nuovi Imprenditori”, la quale si propone di stimolare lo sviluppo di nuove imprese in Italia da parte di imprenditori di prima generazione, sul modello innovativo che ha avuto successo a partire dalla Silicon Valley in California. 

La prima intervista di Michele a Marco e’ andata in onda lo scorso 14 marzo ed e’ stato un successo: 40 giovani intervistatori hanno fatto domande online generando 1200 hits; l’intervista e’ stata ripresa dal TG2 della sera, da RAI 3 Radio e da diversi quotidiani e settimanali. Domani 28/3 alle 16 si replica: sara’ Marco Palombi insieme all’audience ad intervistare Michele Appendino. Bastera’ andare a quell’ora sul sito dell’ambasciata americana . Un appuntamento di grande interesse quindi, considerato l’esperienze di successo di Michele nel venture capital con Net Partners e le sue recenti nuove iniziative imprenditoriali.


Le prossime interviste, che si terranno ogni due settimane, avranno come ospiti imprenditori americani o italiani, che confronteranno i percorsi attraverso i quali hanno raggiunto il successo e realizzato i loro sogni. La lista degli ospiti e dei temi da trattare sarà definita tenendo conto dei vostri suggerimenti

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Domani 9 febbraio a Torino ore 10:30 presso il Politecnico di Torino interessante convegno sul venture capital italiano; sara’ una buona occasione per contare risorse ed incntrare gli uomini sopravvissuti protagonisti (sic!) del VC italiano. L’evento e’ promosso  da Torino Wireless lo spin off del Politecnico di Torino guidato dal Prof. Zich e dall’amico Claudio Giuliano per promuovere l’innovazione e l’imprenditorialita’ tecnologica in Italia.

Gli Stati Uniti si sa’ sono leader mondiali nelle telecom/media/technology. Come riportato oggi su Il Sole 24 Ore le sole societa’ che sviluppano prodotti/servizi legati a Internet hanno attirato $4Miliardi di investimenti di venture capital mentre quelle nel software $5Miliardi nel 2006 su complessivi $25,5 Miliardi di investimenti nel venture capital (10% in piu’ che nel 2005).

Anche in Europa come riportato in questo articolo nel 2006 gli investimenti dei fondi di venture capital nel settore Internet (cosiddetto web 2.0) sono aumentati da E36 Mln del 2005 a ~E220Mln (+500%). Oltre 54 imprese societa’ europee hanno trovato finanziamenti dai venture capitalist. Alcuni fondi gia’ iniziano a lamentarsi che le aziende piu’ promettenti nello spazio stanno iniziando ad avere valutazioni eccessive.

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Dopo diversi tentativi gia’ nel lontano 1999 poi abortiti forse perche’ troppo anticipatori (come non ricordare la brillante idea di Virgilio De Giovanni con Freedomland) la diffusione significativa dell’accesso a larga banda, la disponibilita’ di una sempre piu’ ampia gamma di contenuti video di tipo televisivo/film di qualita’ (es., RAI, come documentato oggi su Nova 24 Ore,  ha appena annunciato di voler potenziare l’ offerta video per la rete e recenti sono gli accordi di Apple Disney e Paramount per veicolare i film) o autoprodotti (es. da fornitori di palinsesti innovativi o aggregatori quale YouTube,…) in rete stanno sostenendo il rapido sviluppo della web tv  e il 2007 sembrerebbe essere nato come l’anno della diffusione su larga scala del nuovo media.  

Ma, come avevo gia’ accennato in precedente post, tre sembrano gli anelli mancanti all’appello del consumatore:

  1. Il device (o hw) che consente di veicolare e vedere i video sulla TV e non sul PC. Ovvero un prodotto che faccia da gateway sulla rete, consenta di memorizzare centralmente i miei DVD e gli altri contenuti video e consenta la fruizione sugli apparati TV e stereo esistenti in casa. Insomma ibrido tra un set top box/ un pc/un DVD recorder con disco fisso/un apparato per il time shifting TV….
  2. Un sistema di networking (wireless o powerline) per rendere poi accessibili remotamente i contenuti e poterli guardare sia sul flat screen TV in salotto sia simultaneamente sugli altri televisori in giro per la casa. Un router e relativo protocollo di trasmissione affidabile, veloce e in grado di superare gli ostacoli come muri spessi, interferenze,…
  3. Una interfaccia utente che consenta di decidere cosa c’e’ da vedere stasera su YouTube, RAI, e gli altri canali web e accedervi in modo semplice, immediato, condiviso etc ovvero navigare in maniera semplice ed immediata attraverso un’unica vista come avviene oggi grazie alla guida elettronica dei programmi e al telecomando.
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Con la chiarezza e semplicita’ che ne ha fatto un icona della divulgazione scientifica per neofiti,  Piero Angela nel suo ultimo libro sull’energia “La sfida del secolo”,  spiega che il petrolio di per se’ non e’ energia e quindi di per se’ non e’ una fonte di ricchezza. Infatti prima della rivoluzione industriale e dell’ invenzione di motori e delle macchine chi avesse posseduto un pozzo di petrolio (o una miniera di carbone) non avrebbe saputo che farsene. E’ solo attraverso la combinazione di queste tecnologie (petrolio,carbone,..) con altre tecnologie (macchine, motori,..) resi possibili attraverso la conoscenza e l’ingegno dell’uomo che il petrolio diventa vera e propria fonte energetica  e contribuisce a creare grande ricchezza in quei Paesi che per primi la utilizzano.

Mentre leggevo questo libro mi sono capitate in mano vecchie fotografie che ritraevano spaccati della  civilita’ contadina subito prima e subito dopo l’avvio dei primi processi di innovazione e meccanizzazione in ambito agricolo avvenuti  a cavallo del secolo scorso. Una realta’ questa che conosco bene  in quanto la ditta Orsi Pietro & figlio,  fondata nel 1881 da mio trisnonno, fu’ tra le prime in Italia e in Europa a produrre quelle macchine e tecnologie (ad esempio il treno completo "locomobile-trebbiatrice-pressapaglia"  e i "trattori a testa calda" poi) che consentirono la prima automazione dei processi agricoli (una collezione delle principali macchine agricole prodotte dalla ditta Orsi tra il 1902 e il 1955 e’ esposta oggi al Museo Orsi  intitolato alla memoria di mio padre Roberto Giuseppe Orsi Carbone a Tortona). 

E’ quindi  solo attraverso la combinazione di tecnologie innovative con i nuovi combustibili che permise finalmente di far decollare la produttivita’ nel settore agricolo e mise in moto la prima grande ondata di sviluppo economico e creazione di ricchezza nel Paese, fino ad allora basato su di una economia di mera sussistenza (i.e. mi nutro di quel che  produco)

Il piano energetico del futuro, ci insegna quindi la nostra storia, non puo’ e non deve essere un semplice piano di approvvigionamento di questa o quella fonte da questo o quel Paese ( es. gas russo o algerino, petrolio saudita o iraniano,….), peraltro cruciale in una fase di progressivo esaurimento di alcune delle principali fonti utilizzate, ma deve  soprattutto contenere un piano ambizioso di ricerca ed innovazione tecnologica, ovvero la ricerca di combinazioni nuove ed  innovative tra le diverse risorse presenti in natura che di per se’ stesse non hanno come detto grande valore (es. combustibili fossili, sole, vento, uranio, idrogeno,…) e nuove tecnologie, macchine, sistemi e motori ancora da inventare. Sara’ questa la possibile merce di scambio, oltre al denaro, che consentira’ di accedere alle scarse risorse energetiche e porra’ le basi per un nuovo sviluppo economico del Paese.

L’Italia, e’ risaputo, e’ un’economia di trasformazione. Ovvero non possedendo che in minima parte l’ energia e le materie prime, basa la propria possibilita’ di creare ricchezza (per poi di poterla distribuire/condividere ad esempio tramite sistemi di welfare) producendo prodotti e servizi competitivi da vendere sui mercati internazionali. E questo si riesce a fare a livello di sistema e in scala maggiore e crescente quanto piu’ forti si e’ nella ricerca, nella scuola/educazione, nei settori tecnologicamente avanzati.

In altre parole occorre saper innovare e produrre prodotti e servizi che incontrano sempre meglio il favore e offrono un maggior valore ad un numero crescente di clienti nel mondo e che sappiano generare valore sufficiente  per compensare il costo crescente dell’energia (la cosiddetta bolletta energetica nel 2006 pari al livello record di E48 Miliardi pari al 3,3% del PIL) e delle materie prime, oltreche’ il costo del lavoro (che in Italia per unita’ prodotta e’ tra i piu’ alti tra i paesi avanzati) e una burocrazia asfissiante e costosa.

Per vincere a livello di sistema e creare ricchezza quindi  occorre “sapere innovare” e questo  indipendentemente dal modello politico di riferimento ovvero  “democrazia sociale” o “il liberalismo” che divergono su come condividere e ridistribuire la ricchezza generata).  

Un grande progetto politico, una visione illuminata del Paese per il futuro dovrebbe avere  "l’innovazione e la competitivita’" come obiettivo prioritario da cui articolare poi una politica dell’offerta” coerente a tutti i livelli. Negli anni novanta c’e’ stato "l’euro" a coagulare gli sforzi degli italiani verso una meta comune, oggi serve un nuovo ambizioso  progetto su cui scommettere il nostro futuro e quello dei nostri figli,  ma non si chiama  "Topolino"!