Durante il recente Mind the Bridge Venture Camp di Venezia ho moderato questo interessante panel di imprenditori di successo di prima generazione. Presenti Stefano Quintarelli (I.Net), Paolo Barberis (Dada), Roberto Siagri (Eurotech) e Marco Corradino (Volare Gratis). C’è ancora voglia di continuare a fare impresa in Italia, nonostante tutto! Se non altro per restare vicino alla suocera, vero Stefano?

Viviamo in un tempo dove sempre più frequentemente ci si batte “per staccare la spina” . Solo per queste persone malate e le loro famiglie ( da Terry Schiavo e Piergiorgio Welby prima, Eluana Englaro in questi mesi) si accendono i riflettori e si apre il dibattito su cosa sia giusto fare. Intervengono le massime autorità pubbliche per scongiurare gli atti drammatici si schiera contro la Chiesa Cattolica. A queste persone sono dedicate pagine di giornali, servizi tv e gli interventi di tutti si sprecano. Perchè la morte è un flash, un attimo, spettacolo, audience.

Ma ci sono anche malati con gravissime disabilità permanenti ed i loro famigliari decidono di lottare per “vivere” e testimoniano ogni giorno un messaggio cristiano che più vero e profondo non potrebbe essere: quella di amare una persona e la sua vita così tanto da volerla preservare fino al momento in cui Dio vorrà.

Questi malati e le loro famiglie invece vengono lasciate sole. Abbandonati a loro stessi. Dalle istituzioni statali e locali. La stessa Chiesa non sà andare al di là delle parole. I media né parlano poco o nulla.

Massimiliano Ferrauto, Massi per gli amici, da oltre 16 anni in coma permanente, e la sua famiglia sono un esempio di tutto ciò. Francesca, la mamma, ha scelto di tenere e curare Massimiliano in casa. Dedicandogli ogni momento della giornata, sempre. Un atto di amore smisurato. Ma che non conta non è apprezzato meritevole di essere notato. Tutto intorno solo una grande indifferenza. Nessuno aiuto o quasi dalle istituzioni politiche e religiose. Solo tanta burocrazia e tanto menefreghismo, l’abbandono e l’indifferenza totale: nessuno sà niente, nessuno si muove, nessuno agisce. Nessuna o poca attenzione dei media e della gente. Forse perchè molti pensano non conviene “spendere soldi” per chi, come loro, vive paralizzato nella propria casa. Ma qualcuno si è domandato quanto costerebbe alla collettività se questi malati fossero lasciati invece nelle strutture sanitarie pubbliche come loro diritto costituzionale?

Il dramma di Massimiliano e quello della sua famiglia non può essere più sottociuto. Credo che tutto ciò sia molto ingiusto e perciò vada risolto. Come spesso accade in questo Paese non serve creare nuove leggi ma solo far rispettare alla lettera quelle esistenti! E forse nel frattempo ammazzando un pò la burocrazia.

Venerdi’ 31 Ottobre alle 21:30 a Tortona presso il Teatro Civico, serata musicale- Tortona “in concerto” per Massimiliano– concerto con Lopez Carill, C.V.D. e Hungry Hearts tre note band tortonesi. Presenterà Charlie. inconcertopermassimiliano2.pdf

Un occasione per dare voce e fare qualcosa di concreto per Massimiliano.

La stampa nazionale ha appena riportato il rapporto dell’Ocse Growing Unequal secondo cui negli ultimi anni in Italia si è pesantemente aggravato il divario tra ricchi e poveri. Secondo lo studio l’Italia è infatti al sesto posto per il gap tra le classi sociali, dopo Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia. Purtroppo l’Italia, a differenza degli Stati Uniiti, per esempio, è anche tra i Paesi dove minore è la mobilità sociale. Quindi alla forte disuguaglianza si accompagna una grande ingiustizia sociale.

Tutto ciò significa che chi non ha mezzi (peggio ancora se è donna) oggi non ha praticamente possibilità di salire la scale della mobilità sociale ed è per questo che l’Italia è tra i paese più sviluppati, tra quelli più ingiusti ed ineguali. L’Italia è una società immobile, dove le persone non hanno più la “fiducia di potercela fare” e migliorare la propria condizione. Il merito nel nostro Paese non conta. Chi è figlio di operai o di impiegati cresce sapendo che molto difficilmente riuscirà a salire la scala sociale e migliorare la propria condizione. Come ben tratteggiato da Reger Abravanle nel suo libro Meritocrazia sfiducia e assenza di merito fanno sì che i giovani non “si impegnano”, si cresca e si faccia carriera solo per conoscenza, e si crei una leadership poco meritevole che ha interesse ha tenere tutto bloccato per mantenere il proprio stato. Così l’economia non cresce e il benessere dei più ristagna.

Come è possibile uscire dalla morsa? Innanzitutto riformando in senso “meritocratico” il sistema educativo. E poi investendo sui giovani che se “lo meritano”. Personalmente l’ho fatto recentemente dando fiducia a Davide Marrone, giovane brillante e dinamico figlio di laboriosi impiegati, che non ha accettato “lo status quo” e crede a tal punto in sé stesso e nella possibilità di migliorare la propria condizione e quella della società in cui vive che ha deciso di lanciare una start up Skebby il software per sms gratis. Nel video qui sotto racconta come e perchè l’ha fatto. Una goccia certamente. Ma anche un segnale, un role model per tanti giovani temerari!

Sono in Smau con la start up Skebby il software per sms gratisall’interno dei Percorsi dell’Innovazione. Il Telefonino, portale sulla telefonia mobile, è passato e ci ha dedicato un bel servizio identificando Skebby tra le pochissime vere novità della Fiera. Tra l’altro con Smau Skebby ha lanciato il nuovo sito web che sarà la prima di una lunga serie di importanti novità da qui ai primi mesi 2009. Staremo a vedere cosa ne penseranno gli utenti!

L’Italia è una società immobile. Anche per chi ha studiato e si è impegnato a fondo la possibilità di crescere e muoversi lungo la scala sociale è una impresa ardua, quasi impossibile. Ed è questa una delle più grandi ingiustizie sociali e un grande freno allo sviluppo che dobbiamo rimuovere.
Come già discusso in un precedente post l’affermazione del merito nel nostro Paese è una delle principali rivoluzione culturale trasversale che dobbiamo fare. Questa battaglia è tutt’altro che facile e scontata. Roger Abravanel con il suo libro Meritocrazia ha razionalizzato molto bene l’importanza e ci ha suggerito cosa poter fare concretamente da subito.
Adesso come segnalatomi da Paola è nato anche il blog Meritocrazia ovvero uno spazio virtuale per la prosecuzione della discussione del libro scritto dal socio 1GN Roger Abravanel che ha citato 1GN (di cui sapete sono membro del Board) tra le “Comunità del Merito” in Italia.

Se l’argomento fosse di vostro interesse quindi quattro semplici modi per iniziare a contribuire al cambiamento in senso meritocratico del nostro Paese:

1. Salvate Meritocrazia tra i vostri siti preferiti, e visitate spesso il sito per leggere i nuovi contributi e le discussioni in corso. A breve appronteremo anche un feed RSS.

2. Commentate le proposte di Roger e gli articoli degli altri editor: con che cosa siete d’accordo? con che cosa non siete d’accordo? che cosa è necessario al cammino verso la meritocrazia?

3. Fate conoscere il sito ai vostri contatti: sicuramente c’è chi ha letto il libro e vuole discuterne, chi è incuriosito dal libro ma non lo ha ancora letto, chi non lo conosce ancora…
Può anche essere un idea di regalo di “grande valore” per amici genitori

4. Se desiderate contribuire con un vostro intervento, inviate una breve proposta alla Redazione usando il link “Contattaci”: la meritocrazia ha bisogno delle tue idee!

Premesso che ho un’interesse nella vicenda in quanto azionista e Presidente di Skebby giovane start up italiana che ha sviluppato un’applicazione cellulare per l’invio di SMS gratis (o quasi) via Internet.

I riallineamenti recenti delle tariffe mobili con l’aumento del prezzo dei servizi voce e la riduzione del prezzo degli SMS decisa e comunicata a qualche milione di utenti mobili con vecchi piani prepagati da TIM e Vodafone lo scorso agosto è stata oggetto di un più che giusto sollevamento da parte delle organizzazioni dei consumatori, stà avendo un importante riscontro sui media nazionali ed ha portato ad una diffida da parte di Agcom. Credo però che non tutti i “motivi” del perché la manovra non avrebbe dovuto essere autorizzata sia stati esplicitati. Infatti gran parte dell’attenzione sulla manovra è stata messa sulle modalità di comunicazione poco trasparenti (via SMS) ed in tempi troppo ravvicinati/sospetti e senza esplicitamente consentire cambio piano/operatore.

A mio giudizio andrebbe valutato anche se sia trattato di una strategia di ribilanciamento e/o di predatory pricing ovvero se l’impatto che tali manovre se ripetute in tempi ravvicinati potrebbero avere sia sui consumatori sia sulla nascente concorrenza di newcomer nel mercato dei servizi Internet non siano entrambe negative nel medio periodo.

La sensazione infatti è che dietro alla manovra chi detiene oltre il 70% del mercato della telefonia mobile abbia silenziosamente avviato una manovra di ribilanciamento dei prezzi trasferendo ricavi e margini da segmenti dove la nuova concorrenza potrebbe aprirsi un varco (servizi dati e Internet) verso mercati dove vige ancora l’oligopolio controllato (servizi voce peraltro che ha prezzi tra il 30-50% più elevati di altri Paesi Ocse) con un impatto neutrale sui conti economici degli operatori mobili ma dove a rimetterci è la nascente concorrenza sui servizi Internet mobile (il futuro nascente) e gli stessi consumatori nel medio periodo perché se la concorrenza non si sviluppa verrebbero precluse l’accesso a a nuovi servizi a prezzi stabilmente decrescentii. Anzi con l’espulsione dal mercato dei new comer meno efficienti si potrebbero poi avere prezzi/margini crescenti appunto “predatory strategy”.

Una storia di simile, anche se molto più cruenta e ripetuta, era già successa nel settore della telefonia fissa a cavallo degli anni ’90 dove in seguito alla progressiva liberalizzazione di alcuni settori del mercato (telefonia internazionale e lunga distanza) ed all’ingresso di nuovi competitor si era lasciato mano libera a Telecom Italia di ribilanciare le tariffe consentendole di ridurre drasticamente quelle sui segmenti in concorrenza già fortemente intaccate dai competitor ma contestualmente di aumentare quelle sulla telefonia locale di cui Telecom continuava ad avere un monopolio quasi assoluto (quasi 99% nei primi a fine 1999). In gergo queste tecniche competitive si chiamano “predatory pricing”. Il risultato infatti fù proprio un bagno di sangue per “tutti” i nuovi concorrenti, Planetwork/ePlanet (oggi Retelit)di cui sono stato fondatore e CEO inclusa (sfido chiunque a trovare anche un solo operatore nella telefonia fissa che abbia prodotto più soldi di quanto non abbia investito dal 1990 ad oggi) mentre Telecom Italia poteva così mettere al sicuro “ricavi&margini” tanto da raggiungere nei primi anni 2000 margini operativi record in Europa ( certamente non per una maggiore efficienza).
Il risultato di queste pratiche tariffarie è storia di oggi sotto gli occhi di tutti: poco più di una manciata di operatori alternativi a Telecom i cui bilanci sono, a dieci anni dall’apertura, ancora sussidiati da azionisti più/meno volenterosi e uno tra gli incumbent meno forti e competitive in Europa ( e non solo per il grande indebitamento accumulato).
Speriamo che questa volta le Autorità (Agcom e soprattutto Antitrust) facciano loro la lezione imparata nella lunga distanza e vigilino affinché la stessa storia non si ripeta nel nascente e molto promettente mercato dei servizi Internet mobile.

E’ sbagliato pensare che la questione della governance e del controllo di Mediobanca sia solo una delle tante lotte di potere tra manager in questo caso Geronzi (discusso e con qualche condanna alle spalle ma di “enorme potere”) da un lato e il team Nagel-Pagliaro (che già hanno saputo portare risultati operando sul mercato) dall’altro e che a noi cittadini e piccoli azionisti della banca e/o di questa o quella partecipata (Generali, RCS, Pirelli, Telecom,….) non debba importare poi un granchè.

Con la governance di Mediobanca, infatti, è in gioco non solo il controllo della più prestigiosa banca italiana ma anche la possibilità di influenzare quello snodo fondamentale del sistema economico e finanziario nazionale da sempre indipendente dalla politica ed esclusivamente asservito agli interessi dell’industria e del mercato. Cuccia prima e il suo discepolo Maranghi poi avranno magari a volte abdicato al mercato (erigendosi essi stessi a tal ruolo) ma “mai” nella storia della banca hanno messo in gioco l’indipendenza della stessa dalla politica e da un certo suo potere di condizionamento. Al contrario della politica ha rappresentato più volte un importante controaltare.
Dovesse andare in porto l’attacco portato da Geronzi, probabilmente Mediobanca e la gestione delle sue partecipazioni strategiche verrebbero allontanata dalla mera valorizzazione di mercato per essere asservita a logiche di quel “certo” potere che con “certa” politica (di destra o di sinistra che sia) a volte si mischia. Sarebbe un fatto molto grave per il sistema economico italiano che stà attraversando una tra le più gravi crisi strutturali dal dopoguerra.
Purtroppo la cessione tout court di quelle partecipazioni sul mercato, che risolverebbe il problema alla radice, non è al momento praticabile vista la penuria di imprenditori liberi e con portafoglio ed esclude perciò questa alternativa.
La soluzione migliore quindi nell’interesse generale è certamente la conferma alla guida della banca del management attuale senza troppi vincoli, ingerenze e condizionamenti.

Un’altra soluziona, forse più dirompente e radicale, sarebbe quella di richiamare contestualmente alla guida del team di Mediobanca proprio quel Matteo Arpe, banchiere di grande successo la cui folgorante carriera proprio di lì era partita. Alla garanzia di indipendenza da “certi poteri” Matteo garantirebbe quell’orientamento a logiche prettamente di mercato, su cui caso vuole si scontrò ed ebbe la peggio con Maranghi nel 2000 (vedi
suggestiva intervita a Matteo da parte dell’ottima Milena Gabatelli la migliore giornalista in circolazione con “schiena dritta” ieri su Il Sole 24.
Sarebbe una straordinaria notizia e una delle “scosse” di cui questo Paese ha grande bisogno per incominciare la strada del rinnovamento.

Chissà se Profumo & c. avranno sufficiente coraggio e tempra per portare a casa la soluzione migliore per noi.

L’accordo su Alitalia prevede in buona sostanza che si socializzino i costi degli esuberi (dalle prime notizie molti di più del piano Air France) che verrebbero spostati in capo ad una “bad company” in liquidazione garantita dalla Stato (leggi: pagheremo noi cittadini contribuenti i debiti/oneri sociali di decenni di gestione sciagurata all’ombra della politica) e che si privatizzino i futuri profitti frutto di un ristabilito a tavolino “monopolio nazionale” con la fusione tra Alitalia ed Air One (leggi: pagheremo noi cittadini consumatori con prezzi più alti e servizi peggiori). Può forse gioire qualche imprenditore italiano che come ha detto bene oggi Colaninnno su Il Sole 24 Ore “di fronte a piani industriali sensati” gli imprenditori italiani tornano a voler “rischiare”. Peccato però che i piani industriali sensati siano legati a “monopoli” e “sotto protezione politica”, magari ottenendo pure con “way out” (leggi: cessione poi ad Air France o Lufthansa) in pochi anni. Più facile e redditizio certo di stare a scornarsi in mercati competitivi aperti alla concorrenza internazionale. E forse qualche partito politico che dopo aver sfruttato la vicenda in campagna elettorale rinsalda l’appoggio imprenditoriale per continuare nel rinnovamento del Paese (sic!). E così i voli nazionali costeranno ancora di più, e i turisti internazionali avranno un ulteriore buona ragione (oltre al caro ombrellone sulle spiaggie demaniali) per andare in Grecia e Spagna a fare le vacanze. Per l’economia del Paese un’altro motivo di minor competitività e stagnazione.
Per il turismo italiano ed in generale per noi cittadini italiani sarebbe stato sicuramente meglio una compagnia che battesse “bandiera straniera” ma con un mercato aereo interno finalmente più aperto, ricco di alternative, concorrenziale. E che magari si fosse fatta carico in cambio di un ingresso sul mercato di una buona parte degli oneri sociali e di qualche investimento infrastrutturale. L’esatto contrario di quello che avverrà. Non ci resta che sperare che qualcuno (Brussels,antitrust…) blocchi questo nuovo pasticcio italiano, liberale, liberista!

Mio intervento al recente Partnership for Growth Summit organizzato a Mestre dall’Ambasciatore Spogli per fare il punto sui vari progetti promossi nell’ambito del programma Partnership for Gowth.
Nel corso del 2007 ho partecipato allo start up di 1 Generation Network, il network di imprenditori di prima generazione, e Mind the Bridge , la business plan competition tra l’Italia e la Silicon Valley.

E’ questa la dmanda che mi è stata posta al Convegno TwentyFour/7 Innovation di Topix a cui ho partecipato come relatore. Ecco la mia intepretazine a caldo.

Online Videos by Veoh.com