200918
Una goccia per l’Abruzzo
Published by Luigi Orsi Carbone at 8:42 am in Blog with No Comments
Skebby (società in cui ho investito insieme a Stefano) e Davide, il suo giovane ideatore di famiglia abruzzese (Pescara) che per fortuna a parte una cugina sfollata non ha subito perdite personali, ha deciso un gesto simbolico per l’Abruzzo. Skebby infatti mette a disposizione 10 SMS gratis per gli Abruzzesi che scaricheranno gratuitamente il programma sul loro cellulare in modo che possano comunicare subito gratuitamente con chiunque, in Italia o nel mondo. Soprattutto chi lo installasse ed invitasse poi familiari ed amici a fare altrettanto potrà scambiare con loro SMS gratis illimitati per sempre.
Si tratta solo di un piccolo gesto, una goccia nel mare….ma si sà il mare è fatto anche di piccole gocce. Affinchè le gocce siano molte occorre però l’aiuto di tanti, soprattutto di qualcuno dell’Abruzzo, nel diffondere la notizia tra la gente lì.
200913
Telefonia mobile verso nuovo boom: ma quali i vincitori?
Published by Luigi Orsi Carbone at 6:03 pm in Blog with No Comments
Mentre l’economia è in piena recessione la telefonia mobile si accinge ad una nuova fase di sviluppo vertiginoso. Sono queste le impressione dal recente Mobile World Congress di Barcellona.
La telefonia mobile è stata sin qui controllata verticalmente dagli operatori ovvero da chi possiede frequenza e rete affiancati dai produttori di cellulari. Con il boom degli smartphone e della trasmissione dati non pìù.
Il business system si stà decomponendo su diversi strati: frequenze/rete, hardware, sistemi operativi, applicazioni, distribuzione fino al cliente. Ma la sensazione è la torta possa crescere e parecchio. Fino ad oggi la telefonia mobile è stata quasi esclusivamente telefonate e messaggistica. iPhone con i 500 milioni di download dall’”App Store” in qualche mese ha fatto capire che con gli smartphone si potrà fare molto di più. Un sesto dei possessori di iPhone negli USA ha speso $100 Milioni per scaricare applicazioni anche se la maggior parte di queste vengono offerte gratuitamente.
Gli esperti stimano che i ricavi da contenuti e servizi dati possa crescere ed arrivare a $240 miliardi al 2012. Non è semplice fare previsioni su come sarà redistributivo il valore lungo la catena.
Ad un estremo l’ipotesi che gli operatori mobili possano venire ridotti a possesori di semplici “tubi stupido” (un pò quello che è successo agli operatori fissi nell’ultimo decennio) dall’altro estremo che come nei PC in passato possano emergere delle nuove Microsoft o Intel da imporre al mercato modelli di business proprietari. Nessuno di questi scenari estremi però sembra verosimile. Di sicuro tra i molto che partono qualcuno resterà a piedi. Diverse le tematiche e i punti interrogativi ancora non risolti:
– chi emergerà vincitore tra i sistemi operativi OS/iPhone, Android, Symbian, Window Mobile, Limo Linux, o le declinazioni proprietarie da parte degli handset prodider tra i sistemi operativi? Si affermerà un modello di commercializzazione open source (Android , Symbian, Limo) o proprietario (OS/Window)? In quanto tempo e su quali player si consoliderà il mercato come avvenuto in passato nei pc?
– quale livello di integrazione verticale risulterà vincente? Il modello verticalmente integrato di iPhone/Mac OS/Apple Store/AT&T e presto Nokia/Symbian/Ovi o altri più aperto condotto da Google con Android e GPhone?
– tra le applicazioni vinceranno quelle browser based dati i progressi fatti sui browser database e sulla browser cash (su cui punta Google) o quelle client based che però dovranno per forza scontrarsi con la necessità di doversi adattare a numerosi sistemi operativi nel breve termine? Quelle offerte gratuitamente o a pagamento?
– chi tra i vari player es. Google con application market, Nokiacon Ovi, iPhonecon App Store e le rispettive community di sviluppatori saprà meglio di altri ottimizzare i programmi per sfruttare al meglio le caratteristiche uniche dei telefoni ovvero la capacità di ascoltare, parlare, vedere, localizzare l’utente. Quali saranno le killing app? Le mappe e i sistemi di localizzazione che rappresentano in modo più verosimile la modalità di funzionamento e di navigazione del cervello umano o ci sarà altro?
– quale ruolo avranno gli operatori mobili in questa rivoluzione? Semplici fornitori di accesso o altro? e quale livello di trasparenza e convenienza saranno disposti ad offrire in termini di pricing per far decollare davvero e far diventare di massa il mercato del Mobile Internet?
– e come reagiranno gli stessi operatori nei confronti di certi “bundle” che includono programmi (es. Skype) che cannibalizzano gli storici revenue/margin stream (voce e sms) e soprattutto a quali livelli di prezzi e penetrazione dell’accesso a Internet mobile saranno in grado di ripagarsi gli ingenti investimenti per l’upgrade del network BB soprattutto nel backhauling e poi nell’accesso?
– e i produttori di terminali vedranno arrivare e sapranno arginare la concorrenza dei produttori dei notebook dato che tra uno smartphone ed un notebook le differenze si stanno rapidamente riducendo? e la loro diversificazione nei servizi stile Nokia avrà successo?
Ai clienti e al mercato nei prossimi anni l’ardua sentenza. Senza scordarsi nel frattempo del 99,5% del mercato continua ad usare il telefonino per lo più per parlare e scambiarsi SMS in barba al super cool iPhone!
Da quando ho iniziato ad usare il computer nel lontano 1987 sono sempre stato un fan del PC/Gates. Ho sempre pensato che il Mac fosse adatto per chi usasse programmi di grafica/design che fosse qualcosa di bello da vedere, ma meno performante per chi deve “getting things done”. E poi il software integrato con hw mi sembrava riducesse le opportunità di scegliere la macchina più adatta alle proprie esidenze (e tasche).
Con la rivoluzione dell’iPod prima e dell’iPhone poi mi sono avvicinato sempre di più ai prodotti Mac ed ho capito che così non è più (anche grazie ai miei figli che mi “costringono” a trascorrere le serate negli Apple stores quando siamo in giro per l’America) .
Il mondo dell’informatica grazie all’avvento di Internet si è radicalmente trasformato e l’alternativa di un terminale stupido con cui accedi al software e alla memoria online è oggi reatà grazie agli accessi a banda larga fissi e mobili, ai mini Asus da €200/300, ai sistemi operativi Open Source ed ai programmi di office automation online Google Doc (visionari ma troppo anticipatori fummo nel 2000 quando con ePlanet (oggi Retelit) insieme ad Accenture ideammo Planet eCom per fornire software alle aziende in modlaità ASP, oggi “cloud” in gergo )
Recentemente “dovendo” cambiare laptop ho preso in considerazione tre possibili alternative. Non c’era un scelta immediatamente superiore e questi mi sembravano i pros & cons delle varie opzioni:
1) laptop/client approach.
a) MacBook + iWork o Office per Mac;
pro: design/grafica/usability/produttività
cons: nuovo sistema/potenza velocità di calcolo
b)Dell + Window 7 Beta + Office
pro: potenza/velocità macchina
cons: design/grafica/ window
2) notebook/server-cloud approach
Dell+Ubuntu + Google Doc
pro: client mini/accesso da ogni pc/ mai + dati persi
cons: versatilità pacchetti Google/cosa succede se non c’è rete/chi lo conosce Ubuntu?
Alla fine anche grazie ai consigli di Stefano ho scelto il MacBook
Dopo soli 10 giorni, anche grazie ad un corso accelerato del maestro Stefano e di Paolo, sono entusiasta e credo di aver aumentato la mia produttività sul lavoro (che significa che ho più tempo da sprecare non che produco di più:)) nonostante penso utilizzi ancora solo il 40-50% delle potenzialità del mio MacBook.
Ecco gli aspetti che mi hanno colpito positivamente:
– puoi tenere aperte e lavorare contemporaneamente su n applicazioni (mail, word, fogli elettronici, browser,…) e le diverse schermate delle stesse e passare tra una e l’altra alla velocità della luce tramite il veloce ed avanzatissimo trackpad
-puoi tenerlo sempre acceso; abbassi lo schermo e lui và in stand by senza consumo di batteria, lo rialzi e in qualche secondo sei nuovamente nel mezzo di tutte le sessioni che ovviamente hai lasciato aperto sul desktop
-per salvare un file in un cartella puoi trascinare il file sulla cartella madre e mantenendo premuto ti si aprono automaticamente le cartelle sottostanti fino a raggiungere in qualche secondo quella in cui volevi trovare
– un potente motore di ricerca sul desktop e sulla mail che davvero trova tutto in tre click (con Window non trovavo mai nulla di quello che cercavo); addirittura stò valutando la modalità di archiviazione: se hai un motore di ricerca potente perché costruire un archivio fatto di cartelle e sotto cartelle?
-tiene in memoria le diverse configurazioni di accesso a seconda di dove sei e senza che te accorga ti collega
Unico neo il collegamento alle stampanti Laserjet HP: ma quanto ci vuole altro che plug & play (secondo me c’è di sicuro lo zampino di Bill dietro)
Alla fine del primo tempo quindi Jobs-Gates 2:0….IMHO.
…..che gli israeliani si lasciassero alle spalle i territori occupati e rientrassero nei termini previsti dalla risoluzione ONU (simile al piano land for piece ma più spinto)
…. che tutti gli Stati Arabi a cominciare dai Palestinesi riconoscessero “tutti nessuno escluso” e senza indugio lo “Stato di Israele”
…..che chi non lo facesse (es. Iran ?) e le forze del terrorismo islamico venisse isolato senza se e senza ma dalla comunità araba ed internazionale
…..che una forza di polizia congiunta israelo-palestinese con la collaborazione di una forza militare internazionale prendesse il controllo del territorio in Palestina
…..che un piano Marshall venisse varato da parte di tutti i Paesi avanzati al fine di offrire ai giovani palestinesi un’alternativa rispetto a quella di unirsi al terrorismo islamico (Hamas/Hezbollah)
…..che il mondo arabo si affidasse all’intelligenza ed esperienza degli ebrei (come già fanno quasi tutti nel mondo a cominciare dagli USA) nel gestire le proprie attività finanziarie rivenienti dallo sfruttamento del petrolio e magari creando direttamente in Medio Oriente il più grande centro finanziario del nuovo millennio
…..che i Paesi Arabi abbracciassero modelli di governo democratici, varando politiche di redistribuzione più spinte e reinvestendo gli extra profitti in infrastrutture per i più e non per i pochi
Nei giorni della “memoria” per non dimenticare, perchè non che si ripeta mai più, perché è giusto provare ad immaginare un futuro non lontano in cui “ebrei” e “palestinesi” possano vivere in pace ed in piena sicurezza nella loro terra e ovunque nel mondo si trovino.
200928
QUELL’ITALIA AD ALTA VELOCITA’ CHE CI PIACE
Published by Luigi Orsi Carbone at 11:44 pm in Blog with No Comments
Ho un appuntamento di lavoro fuori città a 250km. Decido di andarci in treno.
Acquisto online un biglietto in un paio di minuti senza dover fare code ( o dover chiedere una agenzia viaggi o alla segretaria di farlo pagando). Pago con una carta di credito.
Scelgo l’Alta Velocità e viaggio in seconda classe: da quando ho investito negli sms gratis dove possibile faccio sempre scelte low cost: è coerente alla filosofia aziendale, è divertente e conviene che di questi tempi non è male.
Il biglietto è ticketless (senza stampa di carta) con conferma direttamente via sms (purtroppo non è low cost Skebby!).
Esco dall’ufficio alle 13, il treno parte alle 13:30 Il tempo di percorrenza straordinario solo 1:05h; se fossi venuto in auto ci sarebbe voluto almeno più del doppio, escluso traffico, parcheggi,…
In treno lavoro con il laptop connesso ad Internet a banda larga mobile HSDPA TRE. Faccio anche una video conferenza su Skype con mia moglie e mi accerto di come sia andata la scuola con i miei figli.
Alle 18 sono di nuovo in ufficio alla mia scrivania.
Non sto parlando di un viaggio tra Parigi e Lione, né tra Tokio e Osaka, né tra New York e Washington… ma in Italia tra Milano e Bologna con l’Alta Velocità di Trenitalia.
Chi mi legge sa che sono spesso critico con il Paese e con chi la classe che lo dirige.
Questo è un esempio che quando vogliamo anche in questo Paese sappiamo realizzare e far funzionare infrastrutture all’avanguardia che aiutano il cittadino, e le imprese, a risparmiare tempi/costi e a fare scelte ambientalmente sostenibili. Dovrebbe essere così ovunque da Nord a Sud, da Est a Ovest!
Ecco i principali benefici:
+ produttività: ho guadagnato 2 ore di viaggio e altre 2 ore in cui seppur viaggiando ho potuto lavorare comodamente al mio pc.
– costi: ho risparmiato ca €140 differenza tra quello che mi sarebbe costato il viaggio in auto (ca. €0,40/km) vs ed il costo del treno ad Alta Velocità (ca 0,15/km. )
+ rispetto per l’ambiente: ho evitato emissioni di CO2 pari a circa 86Kg contribuendo alla sostenibilità dell’ambiente
Ricordiamolo “a chi dice no” dogmaticamente e spesso riesce a bloccarne la tempestiva realizzazione.
200915
A.A.A. CERCASI: NUOVO MODELLO DI CRESCITA SOSTENIBILE
Published by Luigi Orsi Carbone at 8:07 pm in Blog with No Comments
Sono appena rientrato da un viaggio negli USA tra New York e Miami. Di solito rientro dagli USA con dosi significative di entusiasmo, fiducia e voglia di fare che là trovi in dosi massicce e contagianti, soprattutto se rapportate alla rassegnazione di noi italiani. Questa volta non è stato così; al contrario sono tornato più preoccupato di quanto non lo fossi prima.
Alcuni macro trend che anche un turista girando lqua e là per gli US tocca con mano:
– 700/800 mila licenziamenti solo a New York tra professionals, 2,8 milioni nel Paese. Si organizzano già i party downtown NY a cui vengono messi i bracialetti per identificare coloro che hanno perso il lavoro e gli psicologi li aiutano a risettare le aspettative e cercare strade alternative
– centinaia se non migliaia di grattacieli a Miami ancora in costruzione o vuoti e prezzi di vendita a picco: un appartamento medio và ora per $200.000 ovvero €140.000 ma chiunque ti sconsiglia l’acquisto perchè impossibile rientrare dall’investimento
– i consumatori americani come affetti da post “sbornia collettiva” hanno smesso o meglio fortemente rallentato di consumare. I negozi a New York erano o vuoti o pieni con offerte a prezzi di liquidazione (decine retailers chiuderanno i battenti)
– le banche hanno prima mietuto ingenti perdite per la crisi finanziaria nell’immobiliare/mutui subprime e poi hanno avviato un fortissima stretta creditizia che stà portando al fallimento di molte aziende meno solide e più indebitate: il peggio stà per arrivare
– il tasso di disoccupazione è destinato ad aumentare e così la perdita di reddito attraverso i consumi a ridurre ancora il PIL
– la crisi dell’economia reale porterà nuove perdite al sistema finanziario che non consentirà al credito di ripartire
– i prezzi di tutti gli assets finanziari, anche a causa della perdita di fiducia a seguito di scandali finanziari e raggiri di dimensione eccezionali e su scala globale (leggi Madoff, per fortuna questa volta non un italiano!), e delle commodity sono in avvitamento riducendo ulteriormente la ricchezza accumulata le pensioni future e quindi la capacità di spesa dei consumatori
– il tasso di risparmio è negativo e il livello di indebitamento del settore privato fà rabbrividire
– il tasso di disoccupazione strutturale dell’economia americana è ben più alto di quello drogato visto in questi anni
– l’economia globale è integrata e trainata dagli USA e non esiste chi si possa sostituirli in quella funzione
Credo non si tratti della solita recessione ciclica ma di un cambiamento epocale. Il modello di sviluppo che ha trainato gli USA ed il mondo intero negli ultimi sedici anni è morto e sepolto. Alcuni settori/industrie così come li abbiamo conosciuti (es. certa finanza e immobiliare) cancellati. Gli USA starebbero per entrare in un periodo di “depressione” (definita dagli economisti come una riduzione del PIL di almeno 20% e contrazione del prodotto interno lordo per almeno 2 mesi). Considerato che il PIL USA è in contrazione dll’ultimo trimestre 2007 e che si stima che almeno 1% della crescita del PIL negli ultimi 16 anni sia frutto di pura speculazione sui prezzi delle attività, già entro i prossimi 2/3 trimestri potremmo salutare una nuova depressione, una delle 7/8 degli ultimi 100 anni.
Come/cosa fare ad uscirne? Dove e come reimpiegare le centinaia di migliaia (presto milioni) di disoccupati fuoriusciti dal settore finanziario e immobiliare e tra poco da quel che resta del manifatturiero (auto,…) e da gran parte da altri servizi anch’essi in crisi?
Gli USA dovranno ricostituire uno stock di capitale finanziario attraverso il risparmio, di capitale umano attraverso la formazione e l’innovazione e di capitale materiale attraverso l’ammodernamento infrastrutturale compatibili con un livello di PIL ed un tasso di disoccupazione simile a quello di cui siamo testimoni pre crisi e dove il valore sia generato attraverso consistenti aumenti di produttività o di innovazione e non dall’aumento artificiale dei prezzi delle attività (l’altro ieri i prezzi delle azioni internet, poi quelli delle attività immobiliari infine quelli delle commodity). Solo così si potrà tornare a tassi di disoccupazione e quindi ad un livello di reddito pro capite simili al livello pre crisi. Ma tutto questo dovrà avvenire, questa volta, con il vincolo di essere “ambientalmente” sostenibile per l’intero pianeta e non come avvenuto negli ultimi anni a suo discapito.
Nella patria del capitalismo e della free market economy l’avvio di questa nuova fase deve obbligatoriamente passare da un ingentissimo intervento pubblico che il nuovo Presidente si stà apprestando ad avviare. Come finanziarlo in un economia già così pesantemente indebitato? Una strada potrebbe essere quella di ridurre gli interventi militari all’estero e le ingenti spese associate per lo più per la conquista del petrolio in giro per il mondo. Certo è facile capire come in un sentiero così stretto e difficile qualsiasi errore o spreco di risorse sarebbe fallimentare e manderebbe a picco il dollaro e il Paese portandolo questa volta davvero verso un lento ed inesorabile declino.
Gli USA sono un Paese molto ricco, coraggioso e oroentato al cambiamento. Credo e spero che ce la possano fare anche se temo ci vorrà tempo prima di vedere qualche risultato (non prima di 2010/2011) e che i nostri amici americani dovranno recuperare quella di voglia di lavorare e soffrire che forse imparando da noi europei hanno perso.
200826
DIAMO VOCE A CHI “VUOLE VIVERE”
Published by Luigi Orsi Carbone at 9:53 pm in Blog with No Comments
Viviamo in un tempo dove sempre più frequentemente ci si batte “per staccare la spina” . Solo per queste persone malate e le loro famiglie ( da Terry Schiavo e Piergiorgio Welby prima, Eluana Englaro in questi mesi) si accendono i riflettori e si apre il dibattito su cosa sia giusto fare. Intervengono le massime autorità pubbliche per scongiurare gli atti drammatici si schiera contro la Chiesa Cattolica. A queste persone sono dedicate pagine di giornali, servizi tv e gli interventi di tutti si sprecano. Perchè la morte è un flash, un attimo, spettacolo, audience.
Ma ci sono anche malati con gravissime disabilità permanenti ed i loro famigliari decidono di lottare per “vivere” e testimoniano ogni giorno un messaggio cristiano che più vero e profondo non potrebbe essere: quella di amare una persona e la sua vita così tanto da volerla preservare fino al momento in cui Dio vorrà.
Questi malati e le loro famiglie invece vengono lasciate sole. Abbandonati a loro stessi. Dalle istituzioni statali e locali. La stessa Chiesa non sà andare al di là delle parole. I media né parlano poco o nulla.
Massimiliano Ferrauto, Massi per gli amici, da oltre 16 anni in coma permanente, e la sua famiglia sono un esempio di tutto ciò. Francesca, la mamma, ha scelto di tenere e curare Massimiliano in casa. Dedicandogli ogni momento della giornata, sempre. Un atto di amore smisurato. Ma che non conta non è apprezzato meritevole di essere notato. Tutto intorno solo una grande indifferenza. Nessuno aiuto o quasi dalle istituzioni politiche e religiose. Solo tanta burocrazia e tanto menefreghismo, l’abbandono e l’indifferenza totale: nessuno sà niente, nessuno si muove, nessuno agisce. Nessuna o poca attenzione dei media e della gente. Forse perchè molti pensano non conviene “spendere soldi” per chi, come loro, vive paralizzato nella propria casa. Ma qualcuno si è domandato quanto costerebbe alla collettività se questi malati fossero lasciati invece nelle strutture sanitarie pubbliche come loro diritto costituzionale?
Il dramma di Massimiliano e quello della sua famiglia non può essere più sottociuto. Credo che tutto ciò sia molto ingiusto e perciò vada risolto. Come spesso accade in questo Paese non serve creare nuove leggi ma solo far rispettare alla lettera quelle esistenti! E forse nel frattempo ammazzando un pò la burocrazia.
Venerdi’ 31 Ottobre alle 21:30 a Tortona presso il Teatro Civico, serata musicale- Tortona “in concerto” per Massimiliano– concerto con Lopez Carill, C.V.D. e Hungry Hearts tre note band tortonesi. Presenterà Charlie. inconcertopermassimiliano2.pdf
Un occasione per dare voce e fare qualcosa di concreto per Massimiliano.
200810
LA GOVERNANCE DI MEDIOBANCA E NOI
Published by Luigi Orsi Carbone at 9:23 am in Blog with No Comments
E’ sbagliato pensare che la questione della governance e del controllo di Mediobanca sia solo una delle tante lotte di potere tra manager in questo caso Geronzi (discusso e con qualche condanna alle spalle ma di “enorme potere”) da un lato e il team Nagel-Pagliaro (che già hanno saputo portare risultati operando sul mercato) dall’altro e che a noi cittadini e piccoli azionisti della banca e/o di questa o quella partecipata (Generali, RCS, Pirelli, Telecom,….) non debba importare poi un granchè.
Con la governance di Mediobanca, infatti, è in gioco non solo il controllo della più prestigiosa banca italiana ma anche la possibilità di influenzare quello snodo fondamentale del sistema economico e finanziario nazionale da sempre indipendente dalla politica ed esclusivamente asservito agli interessi dell’industria e del mercato. Cuccia prima e il suo discepolo Maranghi poi avranno magari a volte abdicato al mercato (erigendosi essi stessi a tal ruolo) ma “mai” nella storia della banca hanno messo in gioco l’indipendenza della stessa dalla politica e da un certo suo potere di condizionamento. Al contrario della politica ha rappresentato più volte un importante controaltare.
Dovesse andare in porto l’attacco portato da Geronzi, probabilmente Mediobanca e la gestione delle sue partecipazioni strategiche verrebbero allontanata dalla mera valorizzazione di mercato per essere asservita a logiche di quel “certo” potere che con “certa” politica (di destra o di sinistra che sia) a volte si mischia. Sarebbe un fatto molto grave per il sistema economico italiano che stà attraversando una tra le più gravi crisi strutturali dal dopoguerra.
Purtroppo la cessione tout court di quelle partecipazioni sul mercato, che risolverebbe il problema alla radice, non è al momento praticabile vista la penuria di imprenditori liberi e con portafoglio ed esclude perciò questa alternativa.
La soluzione migliore quindi nell’interesse generale è certamente la conferma alla guida della banca del management attuale senza troppi vincoli, ingerenze e condizionamenti.
Un’altra soluziona, forse più dirompente e radicale, sarebbe quella di richiamare contestualmente alla guida del team di Mediobanca proprio quel Matteo Arpe, banchiere di grande successo la cui folgorante carriera proprio di lì era partita. Alla garanzia di indipendenza da “certi poteri” Matteo garantirebbe quell’orientamento a logiche prettamente di mercato, su cui caso vuole si scontrò ed ebbe la peggio con Maranghi nel 2000 (vedi
suggestiva intervita a Matteo da parte dell’ottima Milena Gabatelli la migliore giornalista in circolazione con “schiena dritta” ieri su Il Sole 24.
Sarebbe una straordinaria notizia e una delle “scosse” di cui questo Paese ha grande bisogno per incominciare la strada del rinnovamento.
Chissà se Profumo & c. avranno sufficiente coraggio e tempra per portare a casa la soluzione migliore per noi.
200829
Alitalia: pasticcio italiano, liberale e liberista!
Published by Luigi Orsi Carbone at 4:24 pm in Blog with 1 Comment
L’accordo su Alitalia prevede in buona sostanza che si socializzino i costi degli esuberi (dalle prime notizie molti di più del piano Air France) che verrebbero spostati in capo ad una “bad company” in liquidazione garantita dalla Stato (leggi: pagheremo noi cittadini contribuenti i debiti/oneri sociali di decenni di gestione sciagurata all’ombra della politica) e che si privatizzino i futuri profitti frutto di un ristabilito a tavolino “monopolio nazionale” con la fusione tra Alitalia ed Air One (leggi: pagheremo noi cittadini consumatori con prezzi più alti e servizi peggiori). Può forse gioire qualche imprenditore italiano che come ha detto bene oggi Colaninnno su Il Sole 24 Ore “di fronte a piani industriali sensati” gli imprenditori italiani tornano a voler “rischiare”. Peccato però che i piani industriali sensati siano legati a “monopoli” e “sotto protezione politica”, magari ottenendo pure con “way out” (leggi: cessione poi ad Air France o Lufthansa) in pochi anni. Più facile e redditizio certo di stare a scornarsi in mercati competitivi aperti alla concorrenza internazionale. E forse qualche partito politico che dopo aver sfruttato la vicenda in campagna elettorale rinsalda l’appoggio imprenditoriale per continuare nel rinnovamento del Paese (sic!). E così i voli nazionali costeranno ancora di più, e i turisti internazionali avranno un ulteriore buona ragione (oltre al caro ombrellone sulle spiaggie demaniali) per andare in Grecia e Spagna a fare le vacanze. Per l’economia del Paese un’altro motivo di minor competitività e stagnazione.
Per il turismo italiano ed in generale per noi cittadini italiani sarebbe stato sicuramente meglio una compagnia che battesse “bandiera straniera” ma con un mercato aereo interno finalmente più aperto, ricco di alternative, concorrenziale. E che magari si fosse fatta carico in cambio di un ingresso sul mercato di una buona parte degli oneri sociali e di qualche investimento infrastrutturale. L’esatto contrario di quello che avverrà. Non ci resta che sperare che qualcuno (Brussels,antitrust…) blocchi questo nuovo pasticcio italiano, liberale, liberista!
20082
Abravanel, Colao e la meritocrazia degli altri
Published by Luigi Orsi Carbone at 5:14 pm in Blog with 5 Comments
Il caso ha voluto che nello stesso giorno i cui Roger Abravanel, presentava in Bocconi il suo libro “Meritocrazia”, Vittorio Colao venisse nominato numero “uno” di Vodafone.
Ho avuto la fortuna di lavorare con Roger in McKinsey dove ho avuto Vittorio come primo mentor. Già allora Vittorio era tra i più brillanti. La sua carriera in Mckinsey prima e Omnitel/Vodafone poi è stata folgorante. Nel 2004 Vittorio và a guidare RCS e nonostante risultati super (raddoppia gli utili in un anno) viene subito fatto fuori: alcuni grandi azionisti dicono che è uno che non ascolta che vuol fare di testa sua. La redazione del Corriere non gradisce le sue ingerenze manageriali. Poco importa che le performance del gruppo siano brillanti, Vittorio si macchia di lesa maestà! Alla fine Vittorio è costretto a lasciare ma viene immediatamente richiamato in Vodafone negli UK ai cui azionisti interessa invece solo merito, trasparenza e perfomance e a cui non par vero di poter rimettere le mani su di un “talento unico”. In tre anni Vittorio scala tutti i gradini ed arriva ad essere il “primo italiano” nella storia ad essere chiamato a dirigere una tra le più grandi multinazionali straniere. Oggi è un “esempio unico” per tanti giovani aspiranti manager italiani.